Prima di partire per le vacanze estive ho completato la lettura di un romanzo che ammetto essermi piaciuto molto, ovvero “La casa degli amori impossibili” di Cristina Lopez Barrio.
La prima cosa che mi ha colpito (come sempre) è stata la copertina. Bellissimi colori che attirano, e lasciano la curiosità di scoprire chi sia questa donna, che nasconde il viso alla nostra vista.
Sicuramente è una delle Laguna, la famiglia maledetta le cui vicende vengono narrate dalla scrittrice. La maledizione consiste nel far sì che tutte le Laguna concepiscano sempre e soltanto femmine. E tutti in paese lo sanno, e tutti le evitano. Chi vorrebbe avere a che fare con delle maledette? Nessuna di loro vorrebbe innamorarsi ma come al solito è inevitabile.
La prima delle Laguna che la scrittrice ci presenta è la laguna dagli occhi d’oro, Clara. Si innamora perdutamente di un cacciatore, che però non può sposarsi con una ragazza che non sia del suo rango, così la lascia incinta, comprandole almeno una vecchia villa di cui era innamorata, da poter trasformare in una perfetta fattoria. Ma è qui che si consuma la sua vendetta. Mentre attende il ritorno dell’amato, anche se quest’ultimo le aveva chiaramente detto addio, trasforma la casa in un perfetto bordello, aiutata dalla madre. Grazie al suo “lavoro” e a quello delle sue aiutanti, avrà una ingente eredità da lasciare alla figlia Manuela.
Manuela, la seconda laguna, non vuole fare altro che riabilitare il nome della famiglia. Così, utilizza l’eredità per trasformare il bordello in una casa a modo. Prima però di comprendere che fosse questo il suo vero interesse, ha dovuto lavorare per un po’ fuori dal paesino natale, dove vittima di violenza è rimasta incinta. Sarà nella casa Laguna, che nascerà sua figlia Olvido.
La terza laguna, Olvido, ne passerà davvero tante per colpa della madre. Ella doveva essere una bambina e poi una donna perfetta. Avrebbe dovuto sposare un uomo ricco e rispettato ma, ahimè, si innamora del figlio del maestro di paese. Il loro amore è vero e puro, ma la madre non può sopportarlo. Uccide l’innamorato, e Olvido si consuma lentamente, fino a che non partorisce la sua bambina Margarita.
Tutto ciò che Manuela si aspettava da Olvido, lo otterrà da Margarita, anche se non nel modo in cui avrebbe sempre voluto. Margarita, infatti, ha ottenuto il permesso di intraprendere un corso di studi a Parigi, e lì si innamora. Vuole partorire, però, in casa Laguna, come da tradizione. Partorirà un maschio, Santiago, ma morirà così come il padre: cadendo dalla finestra della stanza di Olvido, e sbattendo la testa su un masso. Sarà, quindi, la madre ad occuparsi di Santiago.
Olvido sarà la prima Laguna ad uccidere la madre (Manuela) e a beneficiare di un nipote finalmente maschio. Il loro legame sin da subito è molto forte, non riescono a separarsi per nessun motivo, e diventerà presto un amore insano che culminerà nell’atto sacrilego di una notte insieme. Olvido non può perdonarselo, e finge di uccidersi. Avendo perso tutto, Santiago parte da casa Laguna alla ricerca di un senso a tutto questo. E lo troverà in una donna che ha sempre sognato e che, finalmente, ha ritrovato. Scopre anche che la nonna è ancora viva, ma questo è un addio definitivo. La nonna, infatti, morirà sulla tomba del suo amato, mentre Santiago avrà una bambina, che però non soffrirà come tutte le altre Laguna.
La storia è sin da subito molto avvincente, e le cose da raccontare sono davvero tante. Insomma, abbiamo dovuto seguire le vicende di Clara, poi Manuela, Olvido, Margarita e Santiago. Se dovessi dare un voto su 5 stelle, sarebbe 5. La scrittura è impeccabile, anche se a volte un po’ antiquata. Molto spesso ho dovuto ricercare dei vocaboli, ma anche questo è importante: riuscire, attraverso i libri, ad imparare qualcosa di nuovo.
Alla fine tutto è andato per il verso giusto, le Laguna hanno saputo riscattarsi. E l’amore ha vinto, niente è impossibile. È proprio vero che sono un inguaribile romantico. Consiglio vivamente questo romanzo, e se decideste mai di acquistarlo, lasciate qui sotto un commento per dirmi un parere.
Ca 😉