Inferno di Francesco Gungui è arrivato tra le mie mani all’improvviso. Da un bel po’ di tempo era sulla mensola ma ancora non mi decidevo a leggerlo. Sono soddisfatto di averlo letto. Amo La Divina Commedia di Dante Alighieri, e amo il Fantasy. Per cui combinate le due cose, ed esce un capolavoro.
Mi piace troppo come l’autore abbia adattato all’era moderna la struttura di Inferno/Purgatorio/Paradiso. Un architetto è stato capace di ricreare le pene e le macchine del contrappasso. Solo che, appunto, non parliamo di pena dopo la morte, ma di una pena da scontare in vita a mo’ di prigione. L’inferno è questo, una prigione per chi commette reati, o per meglio dire, per chi si oppone al governo dell’Oligarchia. Alec, il protagonista, vive ad Europa, dove domina la povertà e il senso costante di precarietà. Lì non si vive, al massimo si sopravvive. Da quando il padre è stato portato via dagli oligarchici, vive con la mamma e la sorella Beth. I tre hanno occasione di salire al Paradiso, dove vivono gli “innocenti” negli agi e nella ricchezza. Meglio vivere come schiavi lì, che come uomini liberi ad Europa. Questo perchè i servitori in Paradiso vengono trattati benissimo. Più sono felici, più fanno felici i loro padroni.
Ma lì Alec incontra Maj, figlia di un Oligarca. Lei non ha mai visto nulla oltre il Paradiso,e vorrebbe tanto non avere una vita ogni giorno identica a sè stessa. Alec è l’occasione che aspettava da tanto. Solo che fa il passo più lungo della gamba e quindi finisce all’Inferno. Alec, che nel frattempo ha perso la testa per lei, va all’Inferno per riportarla a casa. Cosa non si fa per amore?
La storia è davvero ben fatta, tutto è al posto giusto. Con molta semplicità si racconta di un primo amore genuino e vero come pochi. Alec e Maj si amano e importa solo questo.
Se amate il fantasy dovete assolutamente leggere questo capolavoro, perchè dietro c’è davvero un lavoro enorme! E non si deve dare per scontato, perchè si è modernizzato il capolavoro, l’apice, l’origine della letteratura italiana, opera del padre della lingua italiana. Insomma una bella responsabilità. Sono contento di averlo letto, e se non avete ancora trovato il tempo di leggerlo, beh trovatelo? Io dò 4 stelle a questo libro.
Alla prossima, Ca 🙂