Carve the mark – I Predestinati

Per la prima volta ho deciso di scrivere una recensione di sera. Questo perché leggendo questo romanzo non ho fatto che pensare tutto il tempo a condividere i miei pensieri con voi. Per cui benvenuti su A head full of things blog, la recensione parlerà del nuovo libro di Veronica Roth: Carve the mark – I predestinati.

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Ho da poco terminato il libro (cinque minuti) e sono pronto a descrivervi a caldo tutte le emozioni che mi ha trasmesso e a condividere con voi le mie opinioni. Ma prima di ciò, vi farò un riassunto della storia.

La storia viene trasmessa seguendo due diversi punti di vista, quelli di Cyra Noavek e Akos Kereseth. I due protagonisti vengono dallo stesso mondo, ma appartengono a due popoli diversi, rispettivamente dal popolo Shotet e il secondo da Thuve. Cyra Noavek ha tutto degli Shotet, un popolo che non viene riconosciuto come Nazione, nonostante il loro continuo migrare sia ormai terminato. Solo l’erbapiuma li divide da Thuve, il freddo mondo di Akos, figlio dell’Oracolo in carica. È il terzo di tre figli, e al di là della madre, il padre è solo un contadino, per cui appartiene a una famiglia benestante ma non proprio ricca. Al contrario, Cyra appartiene alla famiglia regnante degli Shotet e vive negli agi. I due saranno costretti dal proprio fato a conoscersi e a stare insieme. Lui è l’unico che può lenire il dolore di lei, dovuto al suo donocorrente. Sì perchè tutti hanno in se stessi la corrente che in tutto scorre. Essa dona così come toglie, benedice così come rappresenta una maledizione. Il donocorrente di Cyra è la capacità di provare dolore e trasmetterlo al punto di uccidere. Akos, invece, ha il dono di riuscire a bloccare la corrente stessa, e quindi i doni degli altri. Così è l’unico che può alleviare le sue pene. Dopo un’iniziale sfiducia reciproca capiranno che il loro destino è insieme, ora bisogna capire se vogliono accettarlo o meno. Molti saranno i nemici sul loro cammino, ma Cyra e Akos sono molto forti. Sapranno sorprendere chi non crede in loro e non deludere loro stessi?

Ho cercato di toccare un po’ tutti i punti salienti, senza far trasparire più del dovuto. Ho acquistato questo romanzo in prevendita, e sono contento di averlo fatto. Nonostante le mie opinioni non siano tutte omogenee, sostanzialmente questo libro mi è piaciuto. Per cui cominciamo a vedere quali sono le cose che ho apprezzato.

Partiamo dall’esterno. La fattura è ottima. Le pagine sono così morbide e leggere al tocco che ho subito pensato “c’è davvero chi preferisce gli ebook?”. E vogliamo parlare della copertina? Sembra avere vita propria. Con la luce brilla, e le piccole lucine disegnate sembrano essere vere stelle. Ottimo lavoro davvero, sicuramente migliore della saga precedente della Roth, Divergent.

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La fantasia della scrittrice è disarmante. Non riesco neanche ad immaginare certe cose. E la parte migliore è che fa di tutto per far sì che tu possa farlo. Ogni cosa inventata viene descritta peculiarmente, e le descrizioni sono arricchite di similitudini. Tra l’altro a volte sono così potenti da sembrare poetiche, al punto che le ho rilette più spesso per puro piacere personale.

La caratterizzazione dei personaggi l’ho fortemente gradita. Sia Akos che Cyra sono personaggi che ammiro, onestamente. Partiamo da Akos. Subisce una perdita e vive un momento traumatico da bambino, e ne esce fortificato. A differenza di altri, cresce… e non solo fisicamente. È maturo, intelligente, bravo nelle cose che fa perché ci mette impegno. Persevera. Sia lui che la sua famiglia perseverano. Avete mai pensato a quanto è bello il verbo Perseverare? Sia al suono sia nel significato. Lui è uno che non molla e si lascia andare. Migliora, pur rimanendo sé stesso. Lo so sono tante contraddizioni, ma alla fine il romanzo in sé è una contraddizione. Cyra, invece, è sempre stata una tosta. Ha conosciuto il dolore, quello vero. L’ha provato sulla propria pelle. Nonostante abbia sofferto parecchio, il suo cuore è sempre stato libero da costrizioni. Sa bene cosa vuole, e non si lascia scappare le opportunità. Scopre i suoi sentimenti e non li nega, anzi.

L’amore raccontato nel romanzo non è scontato. Tutte le storie che ultimamente ho avuto il piacere di leggere partivano dal presupposto che i protagonisti non lo accettassero . Lo negavano a se stessi e quindi non riuscivano a vivere la propria storia d’amore, ma neanche la propria vita, liberamente. Finché poi in maniera scontata l’hanno accettato. L’amore, invece, di Akos e Cyra  sboccia lentamente. All’inizio non si capisce bene cosa sia, se semplice affetto, se semplice sintonia. Però poi diventa tutto più chiaro. La cosa che ho più apprezzato è che non c’è ombra di melodramma. I due personaggi sono così schietti da non avere neanche problemi l’uno con l’altro. Accettano il proprio sentimento, seppure l’altro non dovesse corrisponderlo. Lo accettano per quello che è.

Ciò che forse non ho tanto apprezzato è il fatto che in alcuni punti sia insorta la terza persona. Mentre i due si raccontavano, poi venivano raccontati esternamente. Già devi abituarti all’alternarsi dei punti di vista, abituarti anche a questo è più difficile. Inoltre, è stato complicato leggere la storia all’inizio. I nomi sono molto strani, l’universo che si vive è totalmente inventato e diverso dal nostro, i fiori e le piante sono il frutto dell’immaginazione della scrittrice (così come l’animale, il Corazzato, nominato più volte). È un mondo a cui devi abituarti, siccome viene raccontato per la prima volta.

Un’altra cosa che non ho molto apprezzato è la somiglianza con Twilight. Così come nella saga della Meyer troviamo vampiri ciascuno con un dono così anche in Carve the mark, seppure non siano vampiri. In entrambi i romanzi c’è chi sa trasmettere il dolore, e chi lo blocca. Così come Bella Swan ha il potere di bloccare tutti gli altri poteri e isolarsi, così Akos blocca la corrente. La somiglianza è davvero eccessiva a mio parere. Per chi come me ha letto la saga di Stephenie Meyer il riscontro è quasi immediato, la vicinanza tra le saghe non è molto celata. Per chi non ha letto Twilight, beh leggerà queste cose per la prima volta, e di conseguenza le troverà molto originali e nuove.

Ultimo punto a suo sfavore è che è lunghissimo. Sono 400 pagine di eventi su eventi su eventi. Alcuni mi sembrano proprio inutili, non aggiungevano nulla di nuovo alla storia, al punto che li ho letti quasi passivamente. Suppongo che sia il prezzo da pagare perché questa saga sia una duologia. Solitamente in una trilogia è il secondo libro ad essere un flop, ora siccome non c’è,il primo libro doveva pur avere qualcosa di meno convincente, ma comunque non al punto tale da giudicarlo troppo negativo. Ho pensato di considerare questi momenti come delle pause letterarie, una sorta di tregua dal racconto principale.

Il titolo inglese Carve the mark significa incidi il marchio. Questo perchè gli Shotet ad ogni morte da loro provocata si incidono un marchio e ne fanno un tatuaggio, che simboleggia la perdita. Questo è, invece, l’aspetto che mi ha moltissimo ricordato Divergent e i tatuaggi di Quattro e Tris. La traduzione italiana “I Predestinati”, quindi, c’entra poco e niente. I protagonisti però lo sono, e forse gli editor avranno pensato che sarebbe stato più incisivo, non so.  Accade spesso che i titoli tradotti siano completamente diversi.

Nel romanzo viene molto spesso nominata L’Accademia, sede di tutti i politici dei vari pianeti che compongono la Galassia in cui abitano anche Cyra e Akos. Siccome nel libro non è presenta in primis, ma fa solo da sfondo, suppongo che avrà un ruolo più importante nel secondo ed ultimo libro. Già verso la fine di questo si cominciano a svelare vari segreti che troveranno piena scena solo nel prossimo romanzo, che quindi io attendo con ansia!!

So che ancora in molti non l’avete acquistato, in fondo è uscito da pochissimo!! Io decisi di ordinarlo perchè mi avrebbero inviato in regalo una storia targata Divergent. Ancora non si sa se lo invieranno sul serio, ma spero di si!

Vi consiglio vivamente di leggere questo romanzo. Per i vari difetti che ha non me la sento di dare le 5 stelle, per cui se ne aggiudica QUATTRO (ogni riferimento a persone della saga di Divergent è puramente casuale).

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Leggendolo, ho anche spesso pensato alle canzoni del nuovo album di Tove Lo, intitolato Lady Wood, che è un vero capolavoro. Ed in particolare alla canzone Influence. VI lascio qui sotto l’audio.

L’artista ha anche rilasciato un video di 30 minuti contenente tutte le canzoni più belle, intitolato Fairy Dust. Vi lascio anche questo, nel caso decidiate di ascoltarla. Merita davvero ve l’assicuro! Però un consiglio: ascoltate le canzoni a volume alto con le cuffiette 😉

Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima, Ca 😉

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Al3ssia ha detto:

    Anche io ho acquistato questo libro in preordine e come te per alcuni punti l’ho amato e per altri no. Per esempio ho amato moltissimo la descrizione dei personaggi, invece quello che non mi è andato proprio a genio è stata la somiglianza con twilight (come per te). Ma devo dire che nell’insieme non è così male.

    Piace a 1 persona

    1. Ci troviamo d’accordo e no non è per niente male, alla fine nel complesso é un buon libro

      "Mi piace"

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