I giorni del ritorno

I giorni del ritorno di Louisa Young è il romanzo di cui parleremo oggi.

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Pubblicato dalla Garzanti, è il seguito di L’inverno si era sbagliato.

Ho impiegato un po’ di tempo per leggerlo tutto, ma credo ne sia valsa la pena. Insomma, la scrittrice ha un modo decisamente particolare di raccontare le cose, ma dipende comunque dalle vite che conducono i protagonisti. Nadine e Riley, Julia e Peter, Rose, Tom, sono i personaggi principali di questa storia che si propone di far riflettere sul senso della vita.

Per sconfiggere il passato

Basta guardare al futuro

Perché nulla è perduto per sempre.

La prima Guerra Mondiale ha distrutto molte vite, e non intendiamo solo quelle stroncate da una morte fisica. Molti hanno continuato a sopravvivere dopo di essa, perché è difficile vivere insieme ai brutti ricordi e agli incubi continui. Peter e Riley sono stati costretti ad affrontare queste difficoltà, ma certo entrambi in modo diverso.

Peter non è mai davvero pronto a parlarne con qualcuno, a rimettersi in gioco. Julia, sua moglie, ha capito che ha perso il marito in battaglia insieme al suo plotone e che non tornerà più, seppure si trovi sempre nel suo studio a bere whisky. Riley, invece, nonostante abbia riportato ferite al volto, riesce ad andare avanti grazie al suo amore per Nadine. Quest’ultima è una donna davvero speciale, piena di energia vitale e pronta ad intervenire ogni qualvolta il marito abbia problemi. Sicuramente è molto diversa da Julia, eppure entrambe impareranno che hanno molte più cose in comune di quanto pensino.

Tutti sono molto portati a riflettere sul senso degli eventi interiormente. Difficilmente troviamo momenti di solidarietà espressa a voce, se non verso la seconda parte del libro. Per cui l’autrice racconta tutto sotto forma di pensieri e, raramente, troviamo dialoghi. La cosa che più mi ha colpito è il fatto che, proprio grazie alla sua struttura, questo romanzo si lasci assaporare piano, che si prenda il suo tempo per lasciarsi capire. Io amo le parti dialogate, ma ho trovato il giusto equilibrio tra riflessioni e conversazioni e ho apprezzato la storia.

Nonostante sia il secondo romanzo, per chi non ha letto il primo non è un problema. Può essere considerata una storia a sé. Anzi, ritengo che abbia più significato come storia solitaria, perché altrimenti sarebbe solo un continuo ritornare malinconicamente alla storia iniziale.

Credo che potrebbe risultare soddisfacente anche a voi, per cui il mio consiglio è di dargli una possibilità.

Se qualcuno di voi l’ha letto, lasciate un commento qui!

Alla prossima, Ca 🙂

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