Attraverso i mie piccoli occhi

Hey tu, sì proprio tu che stai leggendo questa recensione,

sei più team cani o team gatti?

Bhè in ogni caso non puoi perderti “Attraverso i miei piccoli occhi” di Emilio Ortiz, edito dalla Salani e pubblicato all’inizio del mese.

Questo libro nasce come self-publish in Spagna, ma si distingue dagli altri di questa categoria per la volontà dello scrittore di pubblicarlo solo in formato cartaceo e non digitale. Amazon era l’unica piattaforma dove acquistare il libro, e in poco tempo è riuscito a scalare la classifica posizionandosi al primo posto, superando scrittori già ben affermati e conosciuti. Diciamo, quindi, che vi è stato un gran passa parola arrivato persino in Italia, con il risultato che, per fortuna, anche noi adesso abbiamo la possibilità di commuoverci, divertirci, ragionare e riflettere insieme a Mario e al suo fedelissimo Cross.

Il protagonista della storia, sembrerà strano, e questo sarà l’effetto alla lettura dei primi righi del romanzo, è il cane-guida Cross e tutte le vicende sono narrate dal suo punto di vista. Una cosa, allo stesso tempo, geniale, non trovate? Non so, infatti, come possa esser uscita fuori un’idea del genere. Sinceramente non avevo mai letto nulla di simile prima e sono rimasta sorpresa perchè sebbene in alcuni punti i pensieri di Cross sembrino forzati perchè troppo articolati, per il resto sono divertenti, le battute sono pensate ad hoc, Cross è un animale, è goffo, ispira tenerezza e ci sta che alcune cose non rientrino nella sua forma mentis ed elabori delle soluzioni tutte sue che a noi possono solo far ridere, ma più di tutto i suoi pensieri sono riflessivi. Diventa chiaro, dunque, perché il titolo sia “Attraverso i miei piccoli occhi” e non un altro.

Gli umani spesso dimenticano quale siano i valori della vita, dimenticano di osservare dall’esterno i propri comportamenti, si concentrano solo a criticare gli altri e mai se stessi. L’analisi che fa allora Cross del mondo umano può solo avvantaggiarci, a noi tocca ravvederci poi (molto complicato immagino). Un altro aspetto su cui questo libro mi ha permesso di riflettere è la vita condotta dalle persone cieche, non mi ero mai chiesta (shame on me) come potessero attraversare la strada, come svolgessero anche le azioni più banali, più scontate della quotidianità. Pensarci mi ha fatto molto piacere.

All’inizio la narrazione è stata un po’ lentina, soprattutto il secondo capitolo!! Sembrava non volesse finire più; un capitolo di  ben 80 pagine: un arduo ostacolo da superare. In queste pagine è stato spiegato in ogni  minimo dettaglio il periodo di allenamento combinato, Mario/Cross, Cross/Mario, e penso che ciò sia dipeso dalla volontà di trasmettere il seme, le origini della loro futura simbiosi (simbiosi che si traduce anche nell’avere gli stessi sogni di notte; incredibile). Il racconto ha in seguito preso il giusto ritmo e la cosa che ho apprezzato è stata proprio l’aver reso tutto umano e tutto canino allo stesso tempo. Dalle parole del testo impariamo anche quanta anima hanno questi amici pelosetti, in grado di interpretare le nostre emozioni ancor prima di qualsiasi parola o azione. E’ per questo che meritano sempre, per tutta la loro vita, il giusto rispetto e la giusta quantità d’amore.

Detto ciò voglio soffermarmi su di un’ultima cosa. Io penso che in tutti i libri ci sia qualcosa dello scrittore, credo sia inevitabile. Quando ciò, però, va al di là del semplice dettaglio sparso, mi sento quasi in obbligo di scovare la verità, ovvero tutti i punti in comune tra personaggio e autore. Perciò quando, quasi verso la fine, c’è stato il colpo di scena io mi sono appassionata al massimo. Non mi sembrava vero quello che stessi leggendo, avrei trovavo il senso di tutto, l’anello mancante della catena. Mi son trovata anche d’accordo con la scrittrice dell’epilogo: in questo libro c’è molto di Emilio Ortiz e il suo amico Spock, anche se il primo afferma il contrario. E allora non ci resta che amare loro tanto quanto si ameranno Mario e Cross una volta concluso il libro.

Parola di

Anto 😊

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